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Introduzione

Non molto tempo fa mi è stato chiesto quale fosse secondo me l’accessorio fotografico più sottovalutato. Non ho veramente avuto esitazione: le teste dei cavalletti.

Vuoi per la moltitudine delle tipologie disponibili in commercio, vuoi per i prezzi a volte ingiustamente spropositati, spesso e volentieri ci si ritrova a scegliere cavalletti con teste incluse autoconvincendosi che se i due prodotti (testa e cavalletto) sono stati messi insieme, sicuramente quella rappresenta l’accoppiata migliore anche per noi.

Sono decisamente contrario a questa filosofia, ed è per questo che negli ultimi anni ho provato una moltitudine di teste di varie marche e tipologie alla ricerca del santo graal: la testa perfetta. Da fotografo paesaggista, fin dalla tenerà età ho odiato le teste a sfera classificandole imprecise e poco sicure.

Ho così nel tempo provato a sperimentare diverse soluzioni alternative, scegliendo infine di utilizzare per diversi anni le teste a cremagliera poiché molto precise in fase di composizione. Purtroppo però circa un anno fa mi sono reso conto di un paradosso: la testa del cavalletto pesava più del cavalletto stesso.

Così è ricominciata la ricerca, nella speranza che in tutti questi anni ci fosse stata qualche sorta di evoluzione tecnologica. Grazie alla collaborazione con aziende del settore ho avuto modo di provare diversi prodotti e prototipi, ma alla fine purtroppo non sono riuscito a trovare quello che cercavo.

Ma si sa, la vita ama stupirci, e così per una incredibile serie di coincidenze mi sono ritrovato tra le mani un mio vecchio odio: una testa a sfera.

“Tu prova questa, poi ne riparliamo” mi dissero. Mi fido e l’acquisto, e così inizia la mia avventura con la testa a sfera Manfrotto XPRO

L’odio per le teste a sfera

Come ho già detto, il motivo principale per cui ben presto ho odiato le teste a sfera è che quelle che ho avuto modo di provare si sono sempre rivelate un disastro.

Il fondamentale punto a sfavore è sempre stato che una volta allentato il meccanismo di blocco della sfera, la macchina è libera di muoversi senza vincoli. Da un lato questo non permette di effettuare regolazioni di precisione sulla composizione (indispensabile per un fotografo paesaggista), dall’altro (ancor più grave) se non si tiene saldamente la macchina al momento dello sgancio, questa tenderà precipitare verso il basso, con conseguenze disastrose se si sono montati filtri fotografici sulla lente.

Nel tempo e nei modelli più professionali è stata introdotta la cosiddetta frizione: in sostanza è presente un meccanismo regolabile che permette di lasciare una resistenza residua alla sfera in modo che quando la allentiamo, essa potrà essere mossa senza però precipitare verso il basso con tutta la macchina attaccata.

Se questo meccanismo è tanto geniale quanto apparentemente banale, purtroppo la sua applicazione è stata spesso fallimentare. In alcuni modelli di teste provate la regolazione della frizione risultava approssimativa e instabile (ad ogni uscita fotografica era da ritarare), mentre in altri modelli la posizione infelice della stessa la rendeva suscettibile a danneggiamenti accidentali, quali urti.

Insomma, esiste un qualunque motivo sulla carta per cui dovrei voler provare in campo la Manfrotto XPRO?

La testa Manfrotto XPRO

Sarà che Manfrotto è un’azienda Italiana, ma una cosa è senza dubbio da riconoscerle senza troppi test: i prodotti sono belli.

Anche la testa XPRO non fa differenza, e la cura del prodotto la si vede sin dalla confezione. Una volta presa in mano poi, si vedono rifiniture estetiche davvero piacevoli con un profilo arrotondato. Immediata poi è la percezione di solidità.

Ma vediamo insieme le caratteristiche tecniche principali:

  • Peso: 500 grammi
  • Portata: 10 kg
  • Materiale: Alluminio e magnesio
  • Attacco: 3/8” femmina
  • Frizionata

La prima cosa che mi salta all’occhio è senza dubbio il peso: 500 grammi sono assolutamente nulla, soprattutto rispetto alla famosa e giustamente amata testa a tre vie Manfrotto 804rc2 da 750 grammi o alla mia amata testa a cremagliera 410j da 1,2 kg.

Sicuramente per questo aspetto la scelta dei materiali è stata azzeccata, e così il disegno di una struttura minimale ma robusta. Nonostante il peso ridotto, la portata ammessa di 10 kg è assolutamente superiore a qualunque mia (e probabilmente vostra) necessità.

L’attacco da 3/8″ la rende compatibile con il 99,99% dei cavalletti presenti sul pianeta terra, pertanto la risposta alla vostra domanda è si, potete usare questa testa anche su cavalletti non Manfrotto (come ho fatto io nel corso di questo test).

La Manfrotto XPRO è disponibile in due modelli che si differenziano per il tipo di attacco:

Nel corso degli anni ho imparato ad amare l’attacco Arca Swiss perchè è diventato una sorta di standard tra produttori permettendo una massima compatibilità tra le diverse marche.

Ciò nonostante ho scelto la versione con la piastra Quick Release 200PL per due fondamentali motivi:

  1. Il sistema di fissaggio Quick Release è molto più sicuro e immediato
  2. La piastra Arca Swiss non è adeguatamente progettata

Circa il primo punto, devo ammettere che la soluzione di aggancio che ha reso famosa negli anni le teste Manfrotto è davvero brillante: grazie ad un pratico e rapidissimo meccanismo, la piastra si innesta sulla testa ad incastro e per lo sblocco occorre premere una leva di sgancio appositamente studiata per evitare un disinnesto accidentale.

Con il sistema Arca Swiss invece è necessario ruotare un pomello che aziona una morsa che a sua volta tiene in posizione la piastra: oltre al fatto che richiede tempo, basta davvero un attimo di distrazione e la piastra non si aggancia correttamente lasciando cadere la macchina.

Se su questo punto è semplicemente un gusto personale, sul secondo credo sia presente un punto di miglioramento: la piastra fornita è completamente liscia, pertanto una volta innestata la macchina sopra, la stessa tenderà a svitarsi e ruotare tanto più quanto saremo in condizioni di freddo e umido. La soluzione sarebbe davvero semplice: basterebbe applicare lo stesso strato gommoso presente sulle piastre Quick Release. Sono sicuro che prima o poi questa miglioria verrà introdotta da Manfrotto.

Sulla testa poi sono innestate due piccole bolle: credo siano sempre qualcosa di abbastanza utile perché è noto che le bolle digitali presenti nelle macchine fotografiche dell’ultima generazione sono tutto fuorché precise, mentre la buona e vecchia gravità non ci tradisce mai.

Osservando il corpo della testa, notiamo due leverismi: il primo, quello principale, è quello che permette lo sgancio della sfera: una volta sganciata, la manovrabilità è davvero ottima sia sul laterale che su verticale, permettendo di raggiungere una inclinazione su ambo gli assi da -90° a +40° circa. Il secondo invece permette la rotazione panoramica di 360°.

Onestamente non credo che una testa a sfera sia adeguata per realizzare panorami (inteso come unione di più scatti), però senza dubbio è una funzione che ci torna molto comoda per orientare la testa una volta piazzato il cavalletto: è sempre bene avere il meccanismo principale di sgancio sfera dal lato della “mano forte” (quindi la destra a meno che non siate mancini).

Ultima ma non certo per importanza è la manopola della frizione. Il mio scetticismo viene subito placato: la regolazione, che avviene ruotando a destra e a sinistra rispettivamente per aumentare o diminuire la morsa residua a sfera sganciata, è ben posizionata di fianco alla manopola di sgancio principale della sfera. Essendo più piccola, risulta pertanto protetta e diventa davvero improbabile azionarla per sbaglio o urtarla danneggiandola.

La regolazione è meravigliosa: non si tratta di una semplice vite che non resterà mai in posizione, ma ha un meccanismo a scatto che rende non solo semplice e precisa la regolazione, ma particolarmente sicura.

Davvero ben fatto.

manfroto ita francesco gola xpro testa a sfera

La prova in campo

Ormai lo sapete: più un prodotto sembra ottimo sulla mia scrivania, peggio lo tratterò in campo. Partiamo dunque dal test nel congelatore e lasciamo la testa Manfrotto XPRO per 24 ore insieme alla mia Vodka.

Il mio principale dubbio è l’uso congiunto di alluminio e magnesio e del loro comportamento alle basse temperature. Fortunatamente ogni timore risulta infondato, e la testa a sfera è perfettamente funzionante anche da ghiacciata: le leve si sbloccano senza problemi, e la rotazione della sfera non è mai rallentata o impedita.

Il merito è certamente del sistema di blocco sfera utilizzato e alla geometria interna del corpo porta sfera che permettono alla sfera stessa di non essere mai influenzata o impedita dalle dilatazioni differenziali dei differenti materiali dovute alle variazioni di temperatura.

Molto probabilmente non la utilizzerò mai sino al limite dichiarato di -30°C, però non ho veramente motivo di dubitarne il corretto funzionamento.

La vera e propria prova in campo è stata effettuata su un terreno d’eccezione: l’Islanda. Freddo, vento, sabbia e gelo (spesso combinati tra loro) sono stati costanti compagni di ogni scatto, ma la XPRO non ha mai dato segni di cedimento: movimenti sempre precisi e fluidi.

La frizione si comporta come sperato: una volta impostata non perde mai la posizione, e anche se accidentalmente modifichiamo la regolazione data ruotando accidentalmente la manopola, il passo è molto corto, pertanto non ci sarà il rischio di ridurre (o incrementare) troppo il tiro.

Grazie alla frizione opportunamente regolata, rifinire la composizione anche di pochissimi gradi attraverso la manopola di sgancio principale della sfera non è mai stato un problema.

Il sistema Quick Release si conferma una scelta vincente: anche utilizzando dei guanti pesanti, è sempre semplice agganciare e sganciare in sicurezza la macchina dalla testa.

Adoro in particolare la percezione di sicurezza che mi da la testa in fase di aggancio, dove il feedback uditivo (il “click” a piastra innestata) non lascia dubbi. Le manopole di sblocco della sfera e di rotazione panoramica sono anch’esse pratiche ed ergonomiche: sia con i guanti che al buio è sempre semplice individuare la manopola giusta grazie alla differente dimensione delle due.

Infine come dicevo la prova è stata effettuata su un cavalletto non Manfrotto: inutile dire che l’attacco filettato universale da ⅜ di pollice ha reso tutto semplice.

Conclusioni

Devo ammettere che questa testa a sfera Manfrotto XPRO mi ha stupito sotto tutti i punti di vista: design piacevole, materiali di prima scelta, precisa e sicura.

La frizione è davvero il punto di forza: perfettamente progettata, magnificamente implementata. Regolandola opportunamente ho sempre potuto effettuare micro regolazioni di angolo sulla composizione senza sentire il bisogno della precisione di una testa a cremagliera.

Il sistema di aggancio Quick Release di Manfrotto si rivela in campo una scelta davvero azzeccata e il peso irrisorio (solo 500 grammi) fanno si che trasportare sulle spalle il cavalletto per lunghe tratte non sia più una tortura medioevale.

Il prezzo è davvero contenuto per un prodotto così professionale, e da assoluto hater delle teste a sfera non riesco a trovare un solo motivo per non utilizzarla nella fotografia di paesaggio.

Ben fatto Manfrotto!