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Introduzione all’introduzione
Ormai lo sapete, non recensisco prodotti a caso, ma scrivo solo di ciò che credo possa apportare un significativo contributo nel nostro workflow di fotografi. Non credo però che dirvi di utilizzare qualcosa sulla fiducia sia né costruttivo né professionale, pertanto qualche volta preferisco dilungarmi sul perché delle cose. Questo è il caso, pertanto armatevi di pazienza e di una poltrona abbastanza comoda.

Introduzione
Se vivessimo su un’isola deserta, senza internet e con a disposizione solo il nostro computer e nessun altro dispositivo di visualizzazione immagini, il termine “gestione del colore” suonerebbe come un ricordo lontano o la favola di Babbo Natale (che però lui esiste, giuro!). Dopo tutto, se siamo i soli a vedere i nostri scatti sul nostro schermo, sicuramente dopo un’attenta post produzione saremo in grado di affermare che il risultato visivo sia coerente con quanto da noi desiderato. Inoltre, se qualcuno venisse a salvarci, al suo arrivo vedrebbe l’immagine sul nostro schermo e non potrebbe dire nulla sui colori che vede, se non esprimere un giudizio del tutto personale sul gradimento della foto.
Ora, supponiamo che per un istante riuscissimo a scroccare la connessione internet WiFi di qualche isola non troppo lontana e decidessimo di mandare in stampa la nostra fotografia grazie ad un qualunque servizio di stampa online, o che decidessimo di inviare via mail la nostra fotografia all’agenzia fotografica che ci aveva inviato sull’isola deserta a scattare un reportage.
Purtroppo il risultato ci lascerebbe l’amaro in bocca: la foto stampata sarà quasi irriconoscibile e molto probabilmente l’agenzia ci lascerebbe morire dove siamo invece che assegnarci un nuovo incarico.
Perché? La risposta è tanto semplice quanto brutale: i colori non esistono.

Il problema della visualizzazione dei colori
Ebbene si, per quanto suoni strano e poco romantico, i colori non esistono in fisica ma sono una percezione visiva del nostro cervello generata dai segnali nervosi che i fotorecettori della retina inviano al cervello stesso quando assorbono una radiazione elettromagnetica (quella che noi chiamiamo “luce”).
Potremmo passare la giornata a dilungarci sul dettaglio di questa affermazione, ma oltre ad essere poco utile a quello a cui voglio arrivare, probabilmente vi sarete già posti l’ovvia successiva domanda: come si fa allora a rappresentare qualcosa che non esiste?
Nel corso degli anni le menti più brillanti si sono applicate a questo problema per portare fino ai giorni nostri tutti i dispositivi di visualizzazione che conosciamo, compreso lo schermo attraverso il quale state leggendo queste righe.
Sono stati creati standard, convenzioni e modi di rappresentare il colore..una serie quasi infinita di tecniche per rappresentare qualcosa che di fatto esiste solo nella chimica del nostro cervello. C’è solo un piccolo problema: nonostante tutto quanto sopra, a causa delle differenti tecnologie usate nei display, a causa delle schede video dei nostri computer e più banalmente a causa della fisica dei materiali, due display identici, se lasciati a se stessi, rappresenteranno i colori in modo leggermente diverso.
Non ci credete? Prendete il vostro smartphone, il vostro tablet e il vostro portatile con lo schermo aperto e collegatelo ad un display sul quale duplicate il desktop. Ora aprite la stessa immagine su tutti questi display. Buffo vero? Preso uno schermo come riferimento, nel migliore dei casi qualche schermo mostrerà l’immagine più calda o più fredda, in altri l’azzurro del mare sembrerà un pochino più verde, in altri ancora la neve sembrerà più violacea.
Una volta accettato questo, il problema successivo è quanto ho scritto poco fa: “prendete uno schermo come riferimento”. Bene, ora vi chiedo: perché mai sul pianeta terra il vostro schermo dovrebbe essere preso come riferimento per tutti?
La risposta è ovvia: non può esserlo, e pertanto quello che sembra essere corretto visualizzato sul vostro monitor, non lo sarà sul monitor sull’isola vicino alla vostra.
Per risolvere questo annoso problema, i cervelloni hanno trovato un’idea davvero geniale: se ogni dispositivo rappresenta il colore in modo dipendente da come esso stesso è realizzato (ricordate: scheda video, materiali, ..), troviamo il modo di riportare il comportamento del singolo dispositivo ad un sistema di riferimento colorimetrico indipendente dal dispositivo stesso.
Ecco così che nascono i leggendari profili ICC: un insieme di dati che possono descrivere numericamente il modo in cui i colori sono rappresentati nei dispositivi digitali (e dalla combinazione carta/stampante) e far si che due display che non si conoscono visualizzino i colori allo stesso (quasi) identico modo.

L’importanza del Profilo ICC
Non ci serve sapere come un profilo ICC sia fisicamente strutturato o come funzioni nel dettaglio, ma per il momento ci basta sapere che una volta correttamente installato sul nostro dispositivo lo stesso ci permetterà di visualizzare i colori indipendentemente dal dispositivo stesso. Cosa significa all’atto pratico? Semplice: che quando manderemo la fotografia all’agenzia fotografica (che verosimilmente avrà installato un profilo ICC per i monitor che utilizza) la stessa riuscirà a vedere la foto come la vediamo noi. Allo stesso modo, se abbiamo intenzione di mandare la nostra foto ad un laboratorio di stampa e preventivamente abbiamo scaricato e installato il profilo ICC della combinazione carta/stampante del laboratorio, saremo in grado di previsualizzare il risultato della stampante ed eventualmente apportare correzioni colore alla nostra foto prima di mandarla in stampa in modo che il risultato sia il più attendibile e il più coerente possibile a quanto da noi atteso.
Insomma, inizieremo a “Gestire il Colore”, cioè a far si che un colore rappresentato su dispositivi diversi sia rappresentato in modo coerente tra i diversi dispositivi della catena grafica.
Ma come facciamo ad avere il profilo ICC del nostro monitor? Possiamo crearlo a mano noi? O possiamo scaricarlo da qualche sito internet, magari dal produttore del nostro monitor?
Come intuirete, la risposta è no.
Per dare la medicina al malato occorre la visita del medico, l’autodiagnosi su google non basta. Nel caso del nostro monitor, occorre misurare il suo comportamento reale per poter creare un profilo ICC che lo descriva e gli permetta di parlare correttamente al resto del mondo, fuori e dentro la nostra isola.
Per fare questa misurazione occorre uno strumento che si chiama “calibratore”. Anche se ce ne sono diversi in commercio, ormai il mercato si è assestato su alcuni prodotti e brand, e dopo aver provati la maggior parte di essi, oggi vi parlerò di del mio favorito, l’i1Display Pro di X-Rite.

L’i1Display Pro di X-Rite
L’i1Display Pro di X-Rite è un sistema composto da due indispensabili parti: una sonda per effettuare le letture dello schermo ed un software che permette di trasmettere allo schermo i segnali per la sonda e in base alle letture della sonda creare l’adatto profilo ICC.
Si tratta di un calibratore di fascia medio alta che possiede delle caratteristiche davvero interessanti, tra le quali:
- Possibilità di calibrare monitor di qualunque tecnologia, proiettori e device mobili quali iPhone, iPad e diversi smartphone Android
- Possibilità di misura continua della luce ambiente per correzione automatica profilo
- Misurazione e correzione contrasto sulla base del riflesso sullo schermo
- Controllo concordanza tra più monitor
- Misurazione e correzione bilanciamento del bianco
- Misurazione uniformità del monitor
- Controllo automatico del display (ADC)
In realtà l’elenco dei vantaggi potrebbe essere decisamente ampliato, ma sicuramente già quanto sopra ci basta a capire che stiamo parlando di un tool estremamente professionale.
Secondo me uno dei maggiori vantaggi è la grande varietà di tecnologie di display con cui il calibratore è compatibile. Come vi avevo detto in passato mi sono avventurato con altri prodotti apparentemente altrettanto professionali, ma purtroppo andavano in crisi con il semplice schermo del mio laptop.
Grazie a i1Display Pro di X-Rite invece è possibile calibrare e profilare tutte le moderne tecnologie di monitor e proiettori, tra cui LED, plasma, fosfori RG, OLED e Wide Gamut.
Ultima menzione degna di nota è data dal fatto che i1Display Pro è calibrato con metodologia a spettro, che in parole povere significa che sarà facilmente aggiornabile con le future tecnologie di visualizzazione..mica male!
Ma vediamo come si comporta come sempre sul campo di battaglia
Installazione e utilizzo di i1 Display Pro di X-Rite
La prima cosa da fare una volta aperta la confezione è andare ad installare tramite CD incluso o via download il software i1Profiler che è il vero e proprio cervello di tutto il sistema.
Il software è davvero ben strutturato in quanto anche se non siamo esperti ci permette di eseguire con successo la calibrazione del nostro schermo.
La prima cosa da fare è selezionare se procedere attraverso la modalità utente Base o Avanzata. La modalità Base propone un’interfaccia guidata con opzioni predefinite per ottenere nel modo più rapido un colore su schermo di qualità professionale. La modalità Avanzata propone invece opzioni definite dall’utente per workflow di profilazione più sofisticati, in modo da garantire colori della massima qualità su monitor e proiettori, nonché strumenti di controllo qualità e di test visualizzazione.
Una volta scelta la modalità di calibrazione, tutto quanto dovremo fare è andare a seguire il flusso che i1Profiler ci propone. Supponendo di scegliere l’interfaccia Base, il primo step sarà andare a definire la tipologia di schermo da calibrare, il punto di bianco, la luminanza e la gamma.
Normalmente, a differenza della concorrenza, i1Profiler ci becca sempre sulla tipologia del display, pertanto conviene lasciare quello che propone a meno che non abbiate altre precise indicazioni per il vostro schermo.
Per quanto riguarda gli altri parametri, se siete fotografi o grafici vi posso suggerire di provare a partire con:
- Punto di bianco: D65
- Luminanza: 120 cd/m2
- Gamma: 2,2 con tipologia di risposta Standard
NOTA BENE: potremmo passare le ore a discutere dei valori da me scelti rispetto a un D50 o un 80 cd/m2 e sarò felice di farlo con chiunque mi scriverà. Per ora, procediamo con quanto sopra e ricordiamoci sempre che possiamo creare anche più profili per poi scegliere quale usare secondo le nostre necessità.
Nella fase successiva ci viene richiesto di lanciare la vera e propria calibrazione attraverso “Avvia Misurazione”. Prima di farlo però vi consiglio di selezionare se possibile il controllo automatico del display (ADC). In questo modo permetterete a i1 Display Pro di impostare diversi parametri tra cui luminosità, contrasto e bilanciamento cromatico alla condizione ideale prima di creare il profilo.
Una volta lanciata la calibrazione, ci viene richiesto di aprire e posizionare la sonda sullo schermo. Seguiamo le indicazioni e in un attimo siamo pronti ad effettuare le varie misurazioni.
IMPORTANTE: ci verrà chiesto da i1Profiler, ma è sempre bene effettuare un reset delle impostazioni del monitor (tanto più se è un monitor esterno) prima di effettuare la calibrazione.
La soda si mette a lavorare, e per ogni volta che dovrà modificare qualche parametro sul quale non ha possibilità di agire direttamente (es: luminosità schermo o punto di bianco) ci chiederà un intervento manuale. Nulla di più semplice, in quanto ad ogni nostra azione corrisponderà un immediato feedback da parte del software.
Una volta terminata la misurazione ci viene chiesta la rimozione della sonda e la sua chiusura.
A questo punto, possiamo dare un nome al nostro profilo creato che verrà automaticamente salvato da i1Profiler nella cartella corretta e reso attivo. E’ anche possibile attivare il monitoraggio della luce ambientale e avere un richiamo alla calibrazione dopo un certo lasso di tempo, ma queste sono impostazioni discrezionali.
Perché dovremmo ricalibrare lo schermo una volta fatto? Semplice, sempre per la fisica dei materiali di cui parlavamo prima, o in modo molto più pratico, per il fatto che il vostro monitor invecchia. Anche qui potremmo passare il pomeriggio a discutere su ogni quanto calibrare..andando al punto, secondo me ricalibrare ogni circa 100 ore di lavoro è un ottimo intervallo (come avete visto la calibrazione dura solo pochi minuti, che val la pena perderli per avere sempre uno schermo in grado di rappresentare al meglio i colori).
i1Profiler ci permette inoltre di confrontare il profilo con altri profili già in memoria ma soprattutto di vedere l’effetto del profilo prima e dopo la calibrazione su alcune fotografie presenti nell’applicazione.
Normalmente a valle della prima calibrazione c’è un effetto di disorientamento in quanto sia le foto proposte che più semplicemente il vostro desktop sembreranno “strani”. Consiglio da pilota di aerei: “credete nei vostri strumenti”. Se non vi siete inventati settaggi particolari, quello che vedete è quello che dovrebbe essere perchè il vostro calibratore ha fatto il suo sporco lavoro. Allontanatevi semplicemente dal computer per cinque minuti: al vostro ritorno il vostro cervello avrà “resettato” la percezione del bianco emesso dallo schermo, e tutto vi sembrerà naturale come sempre!
Se siete interessati ad un dettaglio tecnico maggiore, i1Profiler vi permette anche di andare a visualizzare le curve di risposta del vostro schermo attraverso gli appositi selettori in alto.
A questo punto non ci resta che chiudere l’applicazione (o ridurla a icona se abbiamo lasciato la regolazione automatica della luminosità) ed il gioco è fatto, il nostro schermo ora è perfettamente calibrato.