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Introduzione

Se le donne hanno l’armadio pieno di scarpe, io ce l’ho di cavalletti. Non è un segreto che ritegna che avere un buon cavalletto sia indispensabile per ogni fotografo paesaggista (ne avevamo già parlato QUI), così come non è la prima volta che parliamo del marchio Rollei.

Se ben ricordate infatti, già da diverso tempo il mio cavalletto di fiducia è un Rollei Rock Solid Beta, di cui già da tempo è disponibile una recensione QUI.

Nonostante questo cavalletto sia senza dubbio già anni luce avanti rispetto ai più blasonati Manfrotto in termini di stabilità e qualità costruttiva, sicuramente nel corso di questi anni di utilizzo mi sono capitate situazioni in cui qualche miglioramento avrebbe fatto comodo.

Sono così stato entusiasta di sapere che Rollei ha deciso di mettere a fattor comune tutti i feedback ricevuti dai fotografi professionisti per realizzare una serie di cavalletti ancora superiore, la Rollei Lion Rock Mark II.

Sarà vero? Andiamo a scoprirlo insieme!

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La serie Rollei Lion Rock Mark II

Così come la serie Rock Solid, anche la Lion Rock è disponibile in tre modelli per adattarsi a diverse wesigenze fotografiche.

Sono infatti disponibili i modelli:

  • Lion Rock 20, dimensionalmente equiparabile al Rock Solid Gamma
  • Lion Rock 25, dimensionalmente equiparabile al Rock Solid Beta
  • Lion Rock 30, dimensionalmente equiparabile al Rock Solid Alfa

Per le mie esigenze fotografiche, ho scelto il Lion Rock 25 Mark II, che ora andremo a studiare nel dettaglio anche comparandolo anche alle caratteristiche del Rock Solid Beta.

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Il Rollei Lion Rock 25 Mark II

Estrarlo dalla sua confezione è già un piacere. Il treppiedi viene infatti venduto all’interno della classica confezione di cartone, ma ancora una volta trovare già all’interno una custodia per il trasporto è una piacevole sorpresa.

La borsa per il trasporto è senza dubbio migliorata rispetto a quella del Rock Solid, sia nei materiali sia in termini di estetica.

Estraendo il Lion Rock 25 Mark IIdalla custodia, troviamo come di consueto il kit con i piedini di scorta, le brugole per la manutenzione e il libretto di uso e manutenzione.

Se già qui siamo senza dubbio su un altro livello rispetto alle scarne dotazioni di altri marchi, rispetto alla serie Rock Solid troviamo inclusa anche una bolla e una retina porta oggetti da attaccare al cavalletto una volta posizionato in campo: decisamente utile se siamo in contesto di assenza di vento dove possiamo quindi sfruttare un comodo appoggio per il nostro telecomando di scatto remoto, filtri e quanto altro ci possa servire in campo.

Andiamo ora ad analizzare le caratteristiche dimensionali e costruttive:

  • Peso: 1,97kg
  • Altezza massima: 178cm
  • Altezza a colonna centrale retratta: 148cm
  • Altezza minima: 16,5cm
  • Ingombro da chiuso: 58,5cm
  • Portata: 25kg (ecco da dove viene il nome..)
  • Segmenti: 4
  • Materiale: Carbonio a 11 strati

La prima reazione è semplicemente: wow! Confrontando le caratteristiche con il Rollei Rock Solid Beta, con un peso e ingombro circa analogo guadagnamo oltre 10cm di altezza utile che per me è assolutamente fantastico essendo particolarmente alto.

Anche se l’ingombro da chiuso è aumentato di pochi cm, il test nella valigia da stiva è superato a pieni voti in quanto non ha assolutamente problemi di ingombro anche in valigie di medie dimensioni.

Andiamo ora a vedere sotto il cofano per capire quali altre migliori sono state apportate al cavalletto.

Senza dubbio, la prima sensazione che si ha prendendolo in mano è quella di leggerezza e stabilità.

A cavalletto ripiegato, ci accorgiamo immediatamente che tutte e tre le gambe sono dotate di presa in spugna dura: assolutamente perfetto sia in caso di alte temperature dove il sudore comprometterebbe la solida presa, sia al freddo dove prendere in mano il cavalletto anche a mani nude non è più un problema.

Inoltre la spugna su tutte le gambe garantisce una protezione extra durante il trasporto, in quanto la stessa proteggerà le preziose gambe in carbonio da urti accidentali: ottimo soprattutto per il trasporto in stiva.

Le gambe sono composte da quattro segmenti in carbonio, a 11 strati. Sottolineo gli 11 strati perché spesso tanti cavalletti sono realizzati ad 8 strati. Qual è la differenza? Semplice: la stabilità. A parità di diametro esterno infatti, il cavalletto sarà più rigido. Le quattro gambe si estraggono attraverso il meccanismo “quick lock” già presente nella serie Rock Solid.

Il meccanismo è stato però ulteriormente migliorato, sia in termini di facilità d’uso (ora il pomello di sgancio è leggermente più grande per facilitare l’uso anche quando si indossano guanti) sia in termini di funzionalità: è infatti stato completamente rivisto il sistema di guida delle gambe e di o-ring all’interno per praticamente annullare ogni possibilità di infiltrazione di particolato estraneo.

Se questo era già ottimo nella serie Rock Solid, in certi casi potevano sorgere problemi, soprattutto se in presenza di particolato molto fine. Mi è capitato infatti di dover scattare in spiagge di sabbia fine come la polvere, e a fine giornata è stato necessario smontare completamente il cavalletto per essere certo di non avere sabbia all’interno della guida e delle gambe. Nessun problema nel farlo poiché a differenza di un cavalletto a clip stile Manfrotto l’operazione avviene in non più di 5 minuti, però è una seccatura che se si può evitare è meglio.

Grazie a questo nuovo sistema di tenute, non è mai stato necessario eseguire tale operazione.

La colonna centrale (sempre rimovibile!) è anch’essa in carbonio e molto stabile a causa del diametro maggiorato. Sicuramente è come sempre da estendere solo in caso di reale necessità per non inficiare la stabilità complessiva del sistema, ma poiché mi è capitato ben più di una volta di doverla usare, sono assolutamente felice di questo upgrade.

Come per la serie Rock Solid, è presente un gancio per appendere al cavalletto un carico di stabilizzazione addizionale, e un o-ring in prossimità di tale gancio per far si che a cavalletto chiuso le gambe in carbonio non tocchino tra di loro e non si ammacchino.

La piastra di aggancio della testa è rimovibile svitandola. Oltre a permettere la rimozione della colonna centrale, permette di accedere alla vite di aggancio alla testa de cavalletto per poter scegliere se utilizzare l’attacco da 3/8” o da 1/4” rendendolo così di fatto compatibile con qualunque testa in commercio su questo pianeta.

Una delle migliorie che certamente più ho apprezzato è stata rivolta ai piedi. Nel mio Rock Solid erano presenti dei piedi di gomma, che potevano essere rimossi per l’installazione di spuntoni metallici. Assolutamente ottimi, ma avevano due problemi: il primo è che quando sei in campo hai tempo di fare tutto tranne a metterti a svitare tre oggetti per reinstallarne altri tre differenti.

Il secondo è che non sempre lo spuntone di fatto contribuisce alla stabilità del cavalletto: se infatti il carico del treppiedi è elevato, il peso del carico tenderà a spingere verso il basso facendo aprire lateralmente le gambe. Tale problema è presente anche in caso di basso carico ma di posizionamento su superfici quali ghiaccio.

Rollei ha brillantemente risolto questi problemi. Anzitutto, gli spuntoni sono ora sempre installati, e semplicemente coperti con il piedino in gomma: quando vogliamo usarli, ci basterà rimuovere i piedini in gomma e sotto troveremo già gli spuntoni.

Poi è stata modificata la geometria degli spuntoni: invece di essere lineari, gli stessi hanno un angolo di circa 90° rispetto all’asse verticale. Sembrano i pungiglioni di una vespa..o per restare in tema, gli artigli di un leone!

Una volta che gli spuntoni si conficcano nel terreno, grazie all’angolo con cui sono realizzati, il peso si scaricherà completamente in verticale, quindi contribuendo sostanzialmente ad incrementare la stabilità del sistema anziché ad aprire le gambe!

Che ne dite se andiamo a provare il Leone in campo?

Il Lion Rock 25 Mark II in campo

Dal suo rilascio ad oggi ho avuto la possibilità di provare questo nuovo Lion Rock 25 Mark II in diversi contesti ma senza dubbio la prova più significativa è stata effettuata nel mio viaggio alle isole Lofoten, in Norvegia, dove le condizioni ambientali erano tutt’altro che favorevoli.

Il cavalletto infatti è stato provato in condizioni di neve, forte vento, sul ghiaccio, escursioni termiche da -4°C a -19°C e spruzzi di acqua marina ovunque. Insomma, il mio paradiso!

L’attrezzatura utilizzata (quindi il carico) è stata una combinazione di reflex con obiettivo grandangolare, diverse tipologie di teste a sfera e filtri vari, raggiungendo un peso sicuramente inferiore alla portata massima.

Come sempre, mi sono focalizzato su queste caratteristiche per me assolutamente fondamentali:

  • Stabilità complessiva
  • Comportamento alle basse temperature
  • Resistenza alla sabbia
  • Danneggiamento da immersione
  • Comportamento su superfici accidentate
  • Comportamento su superfici scivolose
  • Assorbimento delle vibrazioni

Sono assolutamente estasiato dai risultati. La stabilità è assoluta: il forte vento laterale non è mai un problema soprattutto quando gli artigli sono conficcati nel suolo. Provo anche a forzare manualmente le gambe a diverse altezze per verificare come si comporta in termini di flessione: anche a gambe completamente estratte la flessione è minima sia per gli 11 strati di carbonio con cui sono costituite le gambe, sia poiché una porzione adeguata della gamba estesa resta dentro la gamba di sezione superiore, riducendo la flessibilità.

In presenza di ghiaccio, gli artigli fanno davvero la differenza e in caso di utilizzo in spiaggia non un singolo granello di sabbia è stato trovato all’interno delle gambe in fase di pulizia.

Come sempre le gambe possono essere regolate indipendentemente in estensione ed inclinazione, e questo ha permesso di risolvere anche le composizioni più difficili (l’altezza di lavoro minima intorno ai 16cm è semplicemente perfetta per gestire composizioni con primi piani importanti!).

I materiali sono davvero all’altezza della situazione: ogni singolo componente reagisce perfettamente alle basse temperature, e la percezione di solidità e affidabilità è costante.

In assenza di vento ho anche provato ad agganciare uno zaino nell’apposito gancio, ma ancora una volta grazie agli artigli tale operazione per incrementare la stabilità diventa superflua anche con carichi non elevati come la mia configurazione.

Conclusioni

È difficile fare giri di parole: il Rollei Lion Rock 25 Mark II è senza ombra di dubbio il miglior cavalletto che abbia mai utilizzato. Sicuramente ci saranno ancora elementi che potranno essere migliorati in futuro e che emergeranno col tempo nel corso del suo utilizzo, ma francamente ora non ne vedo.

Il prezzo è senza dubbio importante, ma le caratteristiche lo collocano tra i cavalletti top di gamma anche per i professionisti: se con la serie Rock Solid il parametro di riferimento poteva essere Manfrotto, qui siamo su un altro pianeta.

La stabilità è davvero assoluta e non c’è RRS o Gitzo che tenga: le caratteristiche costruttive lo portano a livelli raggiunti solo da pochi competitor nel settore, ma ad un prezzo più competitivo.

Il Rollei Lion Rock 25 Mark II senza dubbio si guadagna un posto da titolare nella mia attrezzatura, e sono sicuro che appena lo proverete ve ne innamorerete anche voi!