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Introduzione
Nonostante l’inarrestabile progresso tecnologico sfortunatamente al giorno d’oggi la nostra macchina fotografica non è ancora in grado di vedere come i nostri occhi, in particolare quando ci riferiamo alla gamma dinamica, cioè alla capacità di vedere contemporaneamente dettagli nelle aree chiare e scure della scena. Sicuramente tutti ci ricordiamo il disappunto dopo aver scattato il nostro primo tramonto: i nostri occhi hanno visto magico momento ricco di colori e dettagli mentre la nostra foto mostrava solo una palla bianca contornata da aree scure.
Certo, all’inizio ci siamo fatti piacere l’effetto silhouette, ma ben presto abbiamo desiderato qualcosa di più.
Fortunatamente esistono diverse tecniche che ci permettono superare questo limite e possiamo raggrupparle in due macro famiglie: la post produzione avanzata e l’uso di filtri fotografici. Come avrete intuito dal titolo, oggi parliamo di questa seconda possibilità.

Prima di Iniziare
Prima di iniziare vorrei rispondere ad una delle domande più frequenti: “Perché utilizzi i filtri invece di fare tutto in post produzione?”.
Rispondere a questa domanda in termini assoluti è un po’ come voler dire quale brand di macchine fotografiche sia migliore. Detto ciò per me la risposta è relativamente semplice: prima di tutto preferisco passare il mio tempo in campo ad lottare per ottenere ciò che ho in mente con una singolo scatto anziché dietro ad uno schermo, e poi perché (come vedremo nel dettaglio dopo) ci sono filtri che non possono essere riprodotti in post produzione ed altri che possono essere malamente simulati.
In questo articolo cercherò di spiegare al meglio i motivi di queste affermazioni e di condividere con voi la mia esperienza maturata in tanti anni di utilizzo di filtri in modo che poi possiate essere voi a rispondere a questa insidiosa domanda!

A Vite o a Lastra?
Per capire quali filtri fanno più al caso nostro dobbiamo partire cercando di capire quali tipi di filtri sono commercialmente disponibili.
La prima grande suddivisione che normalmente si fa è quella tra filtri a vite e filtri a lastra.
I filtri a vite sono quelli che si avvitano sulla filettatura frontale dei nostri obiettivi. Non necessitano di accessori per il montaggio ma solo un obiettivo con la filettatura frontale. Gli unici obiettivi su cui non si possono utilizzare sono gli obiettivi ultra-grandangolari (normalmente sotto 14mm) e fish-eye dove la bombatura dell’ultimo elemento ottico è molto pronunciata e pertanto non è possibile avvitarci sopra nulla.
Il grande vantaggio di questa famiglia di filtri è che evitano qualunque possibilità di infiltrazioni di luce tra filtro e obiettivo, problema che potrebbe affliggere alcune soluzioni a lastra (ma ne parleremo tra poco).

La stragrande maggioranza di questi filtri è dotata di una filettatura frontale, permettendo a loro volta di montare sopra di essi altri filtri a vite. Seppur sembri una soluzione brillante, introduce diversi fondamentali svantaggi:
- Sono scomodi da usare in campo quando abbiamo necessità di modificare rapidamente i filtri che stiamo utilizzando
- Il montaggio di più filtri contemporaneamente (o l’uso di filtro con montatura spessa) potrebbe causare visgnettatura sulle lenti grandangolari. Per questo motivo sono stati inventati i filtri “Slim” senza filettatura frontale.
Quando acquistate un filtro a vite dovete sceglierlo del diametro dell’obiettivo che usate (è quasi sempre riportato frontalmente sull’obiettivo stesso): capite quindi che un altro svantaggio è la necessità di avere diversi filtri uguali a seconda dei diametri di obiettivi che utilizzate.
Suggerimento: Potete acquistare degli adattatori chiamati “Step Up”. Questi vi permetteranno di acquistare solo il filtro del diametro maggiore e di adettarlo a filettature inferiori (attenzione a cercare adattatori step up a profilo slim per evitare problemi di vignettatura)

I filtri a lastra sono la seconda grande famiglia di filtri. La principale caratteristica è che non si possono avvitare sull’obiettivo e pertanto richiedono degli accessori per il montaggio: l’anello adattatore e l’holder porta filtri.
L’anello adatatore è l’elemento di giunzione tra il nostro obiettivo e il vero e proprio holder portafiltri.

I filtri a lastra sono generalmente più costosi dei filtri a vite, ma introducono una serie di vantaggi che di fatto li rendono la scelta migliore per qualunque fotografo di paesaggio:
- E’ possibile installare più filtri contemporaneamente senza problemi di vignettatura
- Sostituire filtri in campo (al variare della luce ad esempio) è semplice e veloce
- Alcuni filtri a lastra non esistono nella versione a vite
- Anche se usate obiettivi ultra-grandangolari è possibile utilizzare filtri grazie a degli speciali holder portafiltri
Il più comune sistema di filtri a lastra è quello da 100mm (ovvero con lastre larghe 100mm) in quanto si adatta alla maggior parte degli obiettivi in commercio, dai grandangolari sino ai teleobiettivi. Esistono poi sistemi con lastre da 150mm e 180mm per adattarsi a lenti davvero ultra-grandangolari.
Ormai esistono in commercio tantissimi holder portafiltri: il mio consiglio è quello di focalizzarvi su qualità e longevità, quindi vi suggerisco di lasciar perdere prodotti in plastica o a montaggio magnetico.
Ora che abbiamo visto quali sono le principali famiglie di filtri, vediamo i filtri nel dettaglio!

Premessa Importante
Prima di cominciare è doverosa una premessa. Lo scopo di questo tutorial non è filosofeggiare ma darvi gli elementi per permettervi di scegliere i filtri che vi possono essere utili in campo. Ci saranno sempre soluzioni a minor prezzo, ma il mio consiglio sarà sempre e solo uno: basatevi sulla qualità, perché meglio avere pochi filtri ma buoni che montare davanti al vostro obiettivo da 2000€ un fondo di bottiglia che vi rovina la foto.
Tipi di Filtri: I Filtri UV
Il filtro UV è in linea di massima il primo filtro di cui veniamo a conoscenza nella nostra carriera fotografica. Anche se ne esistono versioni a lastra, questo filtro è largamente diffuso nella versione avite.
Il suo scopo nell’era della fotografia analogica era quello di filtrare le lunghezze d’onda della luce dell’ultravioletto che alteravano la resa cromatica della pellicola. Al giorno d’oggi però questa filtrazione è già “di serie” nella vostra macchina fotografica, pertanto per questo scopo è assolutamente inutile. Per questo motivo, l’unica ragione per cui usare questo filtro è quello di proteggere la lente frontale del nostro prezioso obiettivo da urti e graffi.
Se però si utilizza un sistema a lastre, questo filtro diventa assolutamente inutile e controproducente per i seguenti motivi:
- Non ci serve a proteggere l’obiettivo, perché (purtroppo) lo stesso sarà protetto dai filtri a lastra che utilizzeremo
- Anche se di poco, e anche utilizzando filtri di ottima qualità, in linea teorica ogni filtro riduce la qualità ottica del sistema, quindi meno cose montiamo meglio è
- Inserire un filtro UV aumenta le possibilità di vignettare, in quanto i sistemi portalastre sono progettati per essere montati sull’obiettivo “nudo”
- In realtà la lente frontale del vostro obiettivo è la più semplice ed economica da sostituire in caso di problemi
Ho parlato dei filtri UV, ma analogo discorso vale per i filtri che si trovano con la dicitura Skylight o Protector. Se li acquistate per protezione poiché non siete interessati a sistemi a lastra, assicuratevi che abbiano trasmittanza superiore al 98% e almeno una protezione antiriflesso e idrofobica.
Nel mio zaino: nessuno. QUI però qualche buona opzione se vi servono.

Tipi di Filtri: Filtri ND
I filtri ND (o Neutral Density) sono il primo esempio di filtri che non possono essere ricreati in post-produzione. Hanno un uso diverso a seconda del campo di applicazione, ma nella fotografia di paesaggio il loro compito è quello di aumentare i tempi di scatto. Sì, se amate le lunghe esposizioni non potrete farne a meno.
Questi filtri sono venduti sia a vite che a lastra, e la scelta tra i due dipende solo dalle vostre esigenze. Possiamo confrontare le due famiglie di filtri per ore e ore e sarà comunque difficile trovare una verità assoluta, quindi il mio consiglio è il seguente:
- Se non avete bisogno di utilizzare filtri ND graduati (ne discuteremo a breve), la soluzione a vite fa probabilmente al caso vostro. Questa soluzione è ottima se fotografate solo cascate, fiumi nelle foreste o, in generale, in luoghi dove non c’è una grande differenza di esposizione tra le diverse aree della scena.
- Se avete intenzione di utilizzare filtri GND, la soluzione a lastra è consigliata in quanto l’uso di un ND avvitato con un GND a lastra è veramente scomodo sul campo.
Ogni filtro, sia a lastra che a vite, è caratterizzato da un parametro fondamentale: la capacità di ridurre il passaggio della luce. Maggiore è il valore, maggiore è il tempo necessario al sensore per ricevere la stessa quantità di luce che riceverebbe senza filtro montato.
I produttori esprimono questo valore in diversi modi: riduzione f-stop, densità ottica e fattore di filtro ND. Qui di seguito potete trovare un esempio di correlazione tra le classificazioni sopra citate.

La domanda più ovvia è: serve davvero averli tutti? E la risposta è davvero semplice: no.
Prima di tutto, avere tutte le gradazioni possibili nel nostro zaino è poco pratico, in quanto richiederebbe uno zaino dedicato oltre ad essere una soluzione molto costosa!
Il mio consiglio è di scegliere tre o quattro filtri al massimo, in base alle vostre abitudini fotografiche. Infatti usando ad esempio un filtro da 6 stop correttamente (cioè non spingendo al limite le impostazioni della vostra fotocamera per ottenere una corretta esposizione), sarete in grado di passare da 5 a 7 stop semplicemente cambiando le impostazioni di base della vostra fotocamera (ISO/velocità/apertura dell’otturatore).
Essendo un amante delle lunghe esposizioni marine, le mie scelte lo sono: 3, 6, 8 e 10 stop. Quattro filtri, e con questi, posso gestire tutte le situazioni che incontro.
Come abbiamo visto, sia i filtri a vite che quelli a lastra hanno vantaggi e svantaggi. Se ti stai avventurando per la prima volta nel mondo dei filtri e non sai se è qualcosa che ti piacerà o meno, la scelta potrebbe essere complicata.
Il mio consiglio è quello di non acquistare subito tutti i filtri di cui si ritiene di aver bisogno: iniziate con un filtro a vite di buona qualità e con un buon prezzo. In questo caso, il mio suggerimento è di partire con l’ND64 (6 stop).

Un altro argomento molto dibattuto è la scelta tra filtri in resina e filtri in vetro ottico. Dal mio punto di vista personale, se state seguendo i consigli di questa guida, non perdeteci nemmeno un istante perché in termini di qualità è il vetro la soluzione migliore.
Effettivamente un filtro in vetro ha l’innegabile svantaggio che se cade si rompe, ma d’altro canto i filtri in resina si rigano molto facilmente e per tecnologia costruttiva è più probabile che abbiano delle dominanti di colore o fenomeni di vignettatura naturale.
Ma attenzione, non tutto ciò che luccica è oro! Molti produttori dichiarano di offrire filtri in vetro ottico quando in realtà non lo sono. Ci sono migliaia di tipi di vetro in commercio, ma solo alcuni di essi sono fatti per applicazioni ottiche di alta precisione. Per esempio, evitate filtri in vetro B270. Altra cosa da evitare sono i rivestimenti anticaduta: per quanto sia appagante l’idea che un filtro in vetro se cade non si rompe, tale resistenza alle cadute può avvenire per rivestimento o per processo chimico. Purtroppo in ambo i casi chi ne va a perdere è la qualità ottica, e come sempre la qualità è quello a cui dobbiamo mirare, sempre per quel discorso che facevamo prima, cioè che ha poco senso spendere migliaia e migliaia di euro per macchina fotografica e obiettivo e poi perdere in qualità di immagine perchè abbiamo paura che il filtro ci cada.
Ecco una breve lista delle qualità che dovreste cercare:
- Fatto di vetro ottico (almeno H-K9L)
- Nessuna dominante di colore
- Rivestimento idrofobico e anti IR
- Senza vignettatura naturale
Qualsiasi altra cosa è assolutamente secondaria. (Ho trovato un marchio che fa rivestimenti superficiali anti funghi… assolutamente divertente!)
Ma come si fa ad utilizzare questi filtri indipendentemente dalla forma (vite o lastra) e dal materiale?
In realtà, è molto semplice: prendi la tua macchina fotografica e fai una lettura esposimetrica della scena senza filtro, e a seconda del tempo di posa che hai ottenuto, calcola la compensazione del tempo di esposizione a seconda del filtro che vuoi usare. Per esempio, se la vostra lettura vi dice 1″ e avete intenzione di usare un filtro di 3 stop, una volta montato il filtro dovrete impostare un tempo di esposizione di 8″. (Sembra complicato? Non lo è. Leggi questa mia guida passo passo QUI)
Nota: è quasi impossibile che i filtri acquistati abbiano esattamente la densità dichiarata, specialmente se si tratta di filtri in resina e di filtri non in vero vetro ottico. È sempre bene conoscere l’esatta densità ottica del filtro che si sta utilizzando perché in una lunga esposizione anche mezzo stop di differenza può causare minuti di errore!

Per misurare l’esatta densità del tuo filtro segui questa procedura:
- Scegli una stanza a casa, accendi le luci e oscura le finestre (in sostanza ci serve un luogo ad illuminazione controllata)
- Posiziona la tua fotocamera sul cavalletto e comincia a scattare finché non ottieni una immagine con un istogramma corretto. Quando fatto, segnati tutti i parametri che hanno determinato quello scatto (ISO, diaframma e tempo di esposizione)
- Installa il filtro ND sulla tua fotocamera e compensa il tempo di scatto ottenuto prima della densità del filtro usato.
- Fai uno scatto con il filtro ND inserito
- Ora guarda l’istogramma e comparalo a quello della foto senza filtro. Se sono all’incirca sovrapponibili, allora la densità del filtro è corretta. Se l’istogramma della foto con filtro è più a sinistra di quello senza, significa che il filtro è più denso dell’atteso. Se è più a destra, allora è meno denso.
- Se i due istogrammi non sono sovrapponibili, modifica il tempo di scatto in modo da farli essere. A quel punto potrai ricavare la vera densità del filtro.
Se stai usando dei filtri di ottima qualità, probabilmente la densità dichiarata e quella reale saranno identiche o quasi. Se stai usando un filtro in resina o in vetro non ottico, quasi certamente non lo saranno.
Suggerimento: potresti scoprire che il tuo ND64 da 6 stop in resina è in realtà da 6 stop e 3/4. A questo punto calcolare la corretta esposizione in campo a mente sarebbe un incubo. La cosa migliore è usare una applicazione che ti permetta di calcolare il tempo di esposizione a frazioni di stop, come permette di fare PhotoPills
Nel mio zaino: NiSi Filters ND8, ND64, ND256 e ND1000 a lastra da 100mm

Tipi di Filtri: Filtri GND
Anche se è effettivamente possibile trovarne alcuni in formato a vite, i filtri GND sono una prerogativa del mondo a lastra. (Se qualcuno prova a vendervi un filtro GND a vite, scappate!)
I filtri GND o Graduated Neutral Density sono una lastra rettangolare di vetro o resina caratterizzata da due aree ben distinte: una completamente trasparente ed una scura, che di fatto non è altro che un filtro ND come quelli discussi prima.
Questi filtri sono in grado di superare il limite tecnologico della nostra macchina fotografica di cui parlavamo all’inizio di questa guida: l’occhio umano vede molto meglio della vostra macchina fotografica, qualunque essa sia.
Poichè quando vogliamo catturare un paesaggio la nostra macchina fotografica fa fatica a vedere contemporaneamente dettagli nelle aree più luminose (come il cielo ad esempio) e nel resto della scena, è possibile utilizzare la parte più scura (ND) di questi filtri per coprire la parte più luminosa della scena. Esatto, state mettendo gli occhiali da sole al vostro sensore.
La tipologia di transizione che c’è tra parte trasparente e scura (ND) della scena definisce la tipologia di filtro GND che state usando. Ormai per ragioni commerciali c’è una varietà molto elevata di filtri, ma di fatto gli unici che dovreste davvero prendere in considerazione sono: Hard, Soft, Reverse e Medium. Vediamoli insieme:
- I filtri con transizione Hard sono caratterizzati da una netta linea di separazione tra parte chiara e scura. Si utilizzano pertanto in quesi casi in cui vi è una netta separazione di luce nella scena. Un caso tipico è quando abbiamo la linea dell’orizzonte al mare.
- I filtri con transizione Soft sono caratterizzati da una transizione molto morbida tra le due aree, e pertanto si utilizzano quando non vi + una chiara linea di demarcazione tra zone a luminosità diverse nella scena. Classico utilizzo è nelle città e in montagna
- I filtri con transizione Medium sono di fatto una via dimezzo tra Hard e Soft. Sono particolarmente utili quando abbiamo prevalentemente una demarcazione marcata tra le due aree nella scena, ma poi ci sono artefatti o promontori che superano questa linea di separazione.
- I filtri con transizione Reverse infine hanno una linea di demarcazione netta come se fosse un filtro Hard, ma poi la sua densità va a sfumare verso l’alto come se fosse un filtro Soft. Si usano pertanto quando abbiamo una netta linea di divisione tra le aree della scena ma in qualche modo la luminosità è più intensa in prossimità della linea di transizione che altrove. Caso classico è il tramonto al mare con il sole nella composizione.

Utilizzare questi filtri è davvero semplice: per prima cosa, a livello puramente teorico, occorre fare una lettura esposimetrica dell’area più chiara della scena (ad esempio il cielo) ed una di quella più scura. La differenza in stop tra le due esposizioni ci indicherà la densità del filtro da usare. Ad esempio se il cielo misura 1/250″ e il primo piano 1/60″, la differenza di esposizione è pari a 2 stop e quindi dovremo usare un filtro GND 0.6 da due stop.
Ho detto “in teoria” perché all’atto pratico scoprirete ben presto che le situazione di luce migliore hanno questa differenza che varia in un range tra circa 2 e 4 stop, e pertanto con un po’ di esperienza la scelta è molto veloce.
Una volta selezionato il filtro, basta inserirlo nell’holder portafiltri e oscurare con la parte più scura del filtro la parte più chiara della scena (nel nostro caso, il cielo).
Trucco: In realtà non è necessario usare un holder portafiltri, ma potete tenere il filtro con la mano davanti all’obiettivo. Tanto più lunga sarà l’esposizione, tanto meno si noterà una eventuale mancanza di precisione nel tenere il filtro al posto giusto. Sconsiglio comunque di farlo poiché già se usate due filtri diventa impossibile, e poi credetemi: tre minuti tenendo un filtro immobile e ben posizionato sembrano infiniti!
Come per il mondo dei filtri ND che abbiamo visto prima, anche i filtri GND sono disponibili in commercio i differenti densità. Ma attenzione: ancora una volta prediligete la qualità alla quantità. Avere troppi filtri non è necessario, e potrebbe essere controproducente in quanto al momento della scelta faticherete a decidervi. Io nel mio zaino ne tengo una selezione limitata, che potete vedere in QUESTO articolo.

Ma come scegliere tra tutte le possibili combinazioni?
Riguardo la transizione, se siete fotografi di paesaggio marino come il sottoscritto farete un grande uso dei filtri Hard. Se però è il primo filtro che acquistate o se comunque scattate sia al mare che in altri ambienti, un filtro Medium è un ottimo inizio.
Per quanto riguarda la densità invece, io utilizzo nella maggior parte di scatti 3 stop specialmente se utilizzo un filtro Hard, mentre salgo a 4 quando utilizzo un Medium. Se siete cacciatori di tempeste e quindi di cieli molto carichi di nuvole, forse un 3 stop potrebbe essere troppo e quindi vi suggerirei un 2 stop. Di sicuro evitate i filtri da 1 stop poiché sono più uniche che rare le situazioni dove serve. Se siete interessato ad un filtro Reverse, non state sotto i 3 stop.
Infine, per quanto riguarda i materiali, valgono le stesse considerazioni dei filtri ND: evitate la resina e assicuratevi che quelli in vetro siano davvero in vetro ottico per applicazioni di precisione. Trattamento anti IR e idrofobico sono un must.
Nel mio zaino: NiSi GND 0.9 Hard, NiSi GND 1.2 Medium, NiSi GND 0.6 Soft per sistema a lastre da 100mm
Tipi di Filtri: Filtro Polarizzatore
L’ultima famiglia di filtri di cui parleremo è quella dei polarizzatori. Spesso sottovalutati, penso che siano un filtro assolutamente indispensabile nella fotografia di paesaggio che nessuno dovrebbe farsi mancare. Senza entrare in approfondimenti di fisica, questo particolare filtro permette alla luce naturale che non ha una organizzazione precisa nella sua propagazione attraverso lo spazio, di averla.

Ma nel mondo reale a cosa serve quindi? Molto semplice:
- Rimuove i riflessi dalle superfici non metalliche
- Aiuta a saturare in modo naturale la scena
- Aiuta ad incrementare il contrasto nelle nuvole
- Riduce l’effetto foschia
Un’altra caratteristica di questo filtro è che non può essere assolutamente riprodotto in post produzione, e questo è uno dei motivi che lo rendono tanto indispensabili. Questo significa che se non rimuovete subito ad esempio il riflesso sulla superficie del mare per rivelare il bellissimo fondale, poi non potrete farlo.
Esistono tue tipologie di polarizzatori disponibili sul mercato: circolare e lineare. A differenza di quello che possiate pensare, quello circolare non è necessariamente a vite, ma si riferisce a come la luce naturale venga “organizzata”, quindi si riferisce al principio di funzionamento del filtro. Altra cosa interessante è che i filtri polarizzatori non esistono solo a vite come ci si aspetterebbe, ma anche a lastra.
Costruttivamente, i filtri polarizzatori possono essere realizzati attraverso la sovrapposizione di due opportuni elementi ottici o attraverso l’applicazione di una pellicola polarizzante su di un singolo elemento ottico. Poco importa: quello da tenere a mente è che il polarizzatore non è un filtro ON/OFF, cioè una volta installato dovrete ruotarlo per regolarne intensità e area di polarizzazione.

Quando utilizzate un filtro polarizzatore, è bene ricordare che:
- Il massimo effetto si ottiene quando la sorgente luminosa (quindi il sole) è a 90° da dove guardiamo (quindi a destra o a sinistra)
- L’effetto si riduce tanto più il sole diventa frontale
- L’effetto del polarizzatore non è uniforme su tutto il frame, ma è come se si trattasse di un’area polarizzata tanto più piccola quanto più è grandangolare il nostro obiettivo che ruotando il filtro può essere posizionata a piacere sulla scena
- Il polarizzatore assorbe circa da 0,5 a 1,5 stop in termini di luminosità
- Se avete un obiettivo la cui lente frontale si muove quando si mette a fuoco, prima effettuate la messa a fuoco e solo in seguito polarizzate
- Un filtro polarizzatore può introdurre aree a differente esposizione se usate quando il cielo è particolarmente scarico di nuvole
Se volete usare un filtro polarizzatore e non avete la necessità di utilizzare holder portafiltri, l’acquisto è molto semplice: prendete il polarizzatore a vite del diametro del vostro obiettivo (o di quello a diametro maggiore se usate degli anelli step up).
Anche qui il mercato offre diverse possibilità, ma ancora una volta basate la scelta di acquisto sulla qualità. Qui un filtro non qualitativamente ottimo potrebbe creare davvero seri danni alla vostra immagine. Ricordatevi di prediligere i modelli Slim per minimizzare i potenziali problemi di vignettatura e se il budget lo permette scegliete quelli con rivestimento idrofobico e anti riflesso.

Evitate le soluzioni “miracolose” che vi promettono grandi risultati a basso prezzo solo perché la confezione del filtro è eco-sostenibile: il filtro polarizzatore purtroppo è uno dei più costosi e può creare dei veri e propri danni all’immagine se realizzato con un fondo di bottiglia.
Se volete usare il filtro polarizzatore in un sistema a lastra, le cose si complicano un pochino. Infatti se avete un polarizzatore tradizionale a vite esistono due casistiche:
- Avete acquistato un filtro Slim e quindi non è presente la filettatura frontale: in questo caso non potete pensare di usarlo con nessun holder portafiltri.
- Avete un filtro polarizzatore con filettatura frontale e decidete di montare il vostro holder portafiltri sopra: scoprirete ben presto quanto sia pessima l’idea in quanto quando proverete a regolare il polarizzatore, tutto il sistema portafiltri si muoverà!
Quindi, che fare? Ci sono tre possibilità:
- Polarizzatore da 105mm: se avete una vecchia generazione di polarizzatori, vi proporranno come soluzione quella di montare come elemento frontale un gigantesco polarizzatore da 105mm che per essere montato spesso richiede l’acquisto di anelli adattatori addizionali. Ovviamente è una soluzione molto dispendiosa, e spesso è anche controproducente in quanto avrete problemi di vignettatura anche a focali non così basse.
- Polarizzatore a lastra: esatto, come dicevamo esistono anche a lastra. Potete acquistarlo e montarlo sul vostro holder portafiltri. Sfortunatamente questo porta con se alcuni problemi, primo fra tutti il fatto che a differenza di un polarizzatore a vite che può essere orientato per ciascuno dei 360 gradi, quello a lastra ha solo 4 posizioni di utilizzo, a seconda dunque del lato di inserimento nell’holder. Il secondo problema è che se si usa simultaneamente un filtro GND sarà impossibile orientare il polarizzatore a piacere in quanto l’orientamento sarà dettato dal filtro GND stesso. Per questi motivi anche questa soluzione non è tra le raccomandate a meno di specifiche necessità.
- Holder portafiltri con polarizzatore integrato: la miglior soluzione tecnica al giorno d’oggi è quella di utilizzare un holder portafiltri che permetta di montare un filtro polarizzatore sull’anello adattatore. Questo sistema è stato inventato da NiSi e poi largamente emulato da . altri brand proprio per la sua efficacia: il polarizzatore resta di piccolo diametro e tramite lo speciale anello adattatore, è possibile orientarlo come se fosse un normale polarizzatore a vite anche se si utilizzano contemporaneamente filtri ND e GND. Al momento in cui scrivo questo articolo, questa soluzione è disponibile sia per i sistemi a lastra da 100mm che per lastre da 150mm per obiettivi ultra-grandangolari. Senza dubbio questa è la soluzione che vi raccomando nella fotografia di paesaggio.

Conclusioni
Circolare, a vite, a lastra, in resina o in vetro..le possibilità sono quasi infinite, ma se seguirete le indicazioni di questa guida potrete facilmente individuare i prodotti che vi interessano davvero e che possono contribuire a rendere le vostre immagini ancora più grandiose!
All’inizio potrebbe sembrare un mondo ostile e complicato, ma pian piano vedrete come tutto in realtà è molto semplice, e dopo i primi risultati vi chiederete perché non abbiate provato prima.
In ogni caso, il mio consiglio finale è sempre lo stesso: divertitevi in campo e sperimentate. Non c’è miglior modo di imparare nuove tecniche e scoprire le infinite possibilità creative che la fotografia ci mette a disposizione.
EXTRA: Video Tutorial
Se volete approfondire ulteriormente l’uso dei filtri e quando abbiamo discusso in questo articolo con esempi pratici in campo, insieme ad Alessio Andreani ho realizzato QUESTO video corso di circa un’ora completamente gratuito!